lunedì 16 agosto 2010

INNO AL DIO PAN


Nella luce godi del dolce ardore,




uomo! Mio uomo!



Fuggi precipitoso dalla notte di Pan!



Iò Pan! Iò Pan !



Vieni attraverso il mare di Sicilia e dell’Arcadia!



Come Dioniso vagante



su per i monti in processione



con le menadi furiose



i portatori di fallo



il cesto mistico



e i leopardi e i fauni



e le ninfe e i satiri per guardia,



sull’asinello color del latte, vieni a me,



vieni a me!



Vieni vestito da donna con Apollo



in abito nuziale



(pastore ed indovina)!



Vieni con Artemide, morbida terra,



e la tua coscia bianca lava, o Dio bellissimo,



nella luna dei boschi e sopra il monte



di marmo, nell’alba della sorgente d’ambra!



Il rosso sangue della preghiera esaudita



immergi nell'altare tuo scarlatto,



nella trappola cremisi,



l’anima della vittima spaventata



sussulta aprendo gli occhi



nel vederti sortire dal groviglio



dei cespugli, e dal tronco contorto



dell’Albero di Vita, anima e spirito



corpo e cervello… vieni dal mare



( Iò Pan ! Iò Pan!)



Diavolo o dio, a me, a me,



mio uomo! Mio uomo!



Vieni con lo squillo acuto delle trombe



sulla collina!



Vieni con rullanti tamburi



dalla sorgente cupa!



Vieni con il flauto e la zampogna!



Non sono forse pronto?



Io, che attendo, fremo e lotto



con l’aria che non stende più i suoi rami verdi



come nido al mio corpo,



stanco di amplessi



senza estasi,



forte come un leone e come una vipera



scattante, vieni, oh, vieni !



Sono stordito



dalla lussuria solitaria



del demone.



Tu taglia con la spada i duri ceppi,



divoratore d’ogni cosa,



procreatore d’ogni cosa : dammi tu il dono



della visione



il risveglio



del Terzo Occhio



Aperto



e il pegno eretto, duro, della tua nuda coscia,



e la parola di follia e mistero,



Iò Pan! Iò Pan!



Iò Pan! Iò Pan! Iò Pan Pan!



Fai quel che vuoi, come può fare un dio,



Iò Pan! Iò Pan!



Sono sveglio



nella stretta del serpente.



L’aquila strazia con gli artigli e con il becco.



E’ il crepuscolo degli dei :



acquattate nel buio



si avvicinano le grandi bestie, Iò Pan!



Sono nato per morire



sul corno



dell’Unicorno.



Io sono Pan! Iò Pan! Iò Pan Pan! Pan!



Io sono il tuo compagno, ed il tuo sposo,



il capro del tuo gregge, ed oro e dio,



carne sulle tue ossa, e bocciolo



del tuo bastone in fiore.



Con zoccoli duri



io corro sulle rocce,



dal solstizio che si protrae



ostinato fino all’equinozio.



E deliro; io stupro e strappo e impazzo



eternamente, mondo senza fine,



giocattolo, bambina, donna, uomo



nella potenza di Pan,



Iò Pan! Iò Pan Pan! Pan! Iò Pan!

1 commento:

  1. Pan che sceglie una delle ninfe per la sua danza gioiosa.

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