lunedì 16 agosto 2010

AFRODITE.

Nata dal mare, Afrodite veniva dunque venerata dai naviganti, non come Poseidone, ma come colei che rende il mare bello e tranquillo e sicura la navigazione. Le era sacro il delfino, allegro accompagnatore dei naviganti.


Ma Afrodite ammansisce non soltanto il mare, bensì rende bella anche la terra. Ella è la Dea della primavera, stagione dei fiori ma anche dell’amore.

Le sono sacre le rose, ma anche molte altre piante, quali il melograno e il mirto. Anche la mela, antico simbolo dell’amore, si trova nella sua mano. Afrodite era la bellezza in persona, la grazia e la leggiadria, e Paride, benché comprato con la promessa della bella Elena, non fu in fondo un giudice ingiusto preferendola ad Era ed Atena, quando le assegnò il fatidico pomo con la scritta: “Alla più bella!”.



Con le rappresentanti del proprio sesso, ahimè, Afrodite invece sembrava non nutrire una grande affinità. Basti pensare quante sventure portò ad Elena, Fedra, Pasifac e tante altre. Anche Psiche, l’amante di suo figlio Eros, venne da lei trattata in modo piuttosto umiliante.

La sua bellezza suscitava purtroppo invidia e gelosia sia tra le Dee che le mortali, innescando uno dei più antichi meccanismi con cui le donne si sono combattute anziché allearsi, la rivalità. Sono propensa però anche a ritenere che questa funzione le sia stata attribuita, o per lo meno esasperata, dalla cultura maschilista in cui Ella prosperò.



Il patriarcato ebbe peraltro tra i suoi tanti risultati anche la scissione del femminile in due parti: la madre e la vergine, mentre sembra non esserci spazio per la funzione sessuale, che poteva essere vissuta dalla donna solo all’interno del matrimonio, allo scopo di riprodursi, oppure prima del matrimonio o fuori da esso, con tutte le conseguenze che questo comportava e ancora purtroppo comporta in molte culture sociali e religiose contemporanee.



Afrodite invece incarna proprio il principio del piacere fine a sé stesso, Lei ama per il piacere di amare, e a differenza di altre, sceglie ad uno ad uno i suoi amanti, non subendo mai le altrui scelte. Con il suo cinto magico, che indossa per sedurre chiunque lei scelga di amare, Lei fa dono della sua bellezza e del suo amore, senza altri scopi se non l’amore stesso. La sua gratificazione personale è legata al suo personale valore ed al fatto di scegliere, ed è proprio questo che la rende irresistibile, la sua autenticità. Lei infatti incarna l’amore, prima di tutto per sè stessa, poi verso gli altri.



Afrodite non ama per compensare un vuoto, o per “sistemarsi” o per procreare, Lei basta a sé stessa e nonostante le innumerevoli relazioni, ed il matrimonio con Efesto, ha l’energia di una single, tant’è che i suoi figli vengono allevati dai padri.

Altra cosa che la distingue e la rende estremamente pericolosa agli occhi di uomini e donne più insicuri è che Afrodite non mostra nessuna indecisione nell’esprimere la sua attrazione e utilizza l’erotismo come strumento di seduzione. Lei non attrae per ciò che offre, come altre Dee e mortali più materne e compassionevoli di Lei, ma per ciò che è, e proprio questo suo essere sé stessa fino in fondo produce la grande attrazione.

L’amore per Lei dunque può anche dare gioia agli altri, ma assolutamente non dipendenza.

Lei non fa nulla per essere amata, bensì incarna l’amore, elargisce questo sentimento senza aspettarsi che arrivi dall’altro, come se permettese all’altro di sperimentarlo attraverso Sè stessa.

La compassione di sicuro non le appartiene, persino nel rapporto con i figli. Gli uomini con cui si rapporta appartengono sia al regno delle divinità che a quello degli umani indifferentemente, ciò che conta è il suo desiderio e la sua scelta, che deve prima di tutto gratificare Lei.



Afrodite viene spesso rappresentata con uno specchio in mano. Lei si specchia e si piace, indipendentemente dall’altrui giudizio.

Per questo anche nel mito più e più volte si scontra con la morale collettiva.

Non è che sia priva di etica come vorrebbero farci credere i suoi detrattori. E’ che l’etica di questa irresistibile Dea non è legata alla morale collettiva né tantomeno a quella religiosa, bensì al senso del suo valore personale. Lei vuole condurci ad esplorare il grande tema del rapporto con sé stessi e la propria interiorità, in altre parole il grado della nostra autostima. La sua bellezza infatti è qualcosa che va ben al di là del concetto estetico.



La bellezza di Afrodite, ma ancor più della romana Venere, ha molto a che fare col concetto di armonia. Se per i greci questa armonia riguardava principalmente la perfezione delle forme, con Venere si parla di una bellezza interiore, legata all’essere veri ed autentici. Peraltro al di là dei suoi comportamenti amorosi, va riconosciuto che Lei sempre nel suo agire ama la chiarezza e la sincerità ed infatti tutto ciò che fa, avviene sempre alla luce del sole.

Anche per questo viene definita la dorada, l’aurea, al di là dal fatto che era sempre vestita con oggetti d’oro per lei fabbricati da Efesto.



Dunque il vero significato a cui può condurci la “venerazione” per questa alchemica Dea dell’Amore, è lo scoprire sè stessi riflessi in ciò che si ama, per poi ancor più amare sé stessi, la vita, e l’amore.

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