lunedì 16 agosto 2010

INNO AL DIO PAN


Nella luce godi del dolce ardore,




uomo! Mio uomo!



Fuggi precipitoso dalla notte di Pan!



Iò Pan! Iò Pan !



Vieni attraverso il mare di Sicilia e dell’Arcadia!



Come Dioniso vagante



su per i monti in processione



con le menadi furiose



i portatori di fallo



il cesto mistico



e i leopardi e i fauni



e le ninfe e i satiri per guardia,



sull’asinello color del latte, vieni a me,



vieni a me!



Vieni vestito da donna con Apollo



in abito nuziale



(pastore ed indovina)!



Vieni con Artemide, morbida terra,



e la tua coscia bianca lava, o Dio bellissimo,



nella luna dei boschi e sopra il monte



di marmo, nell’alba della sorgente d’ambra!



Il rosso sangue della preghiera esaudita



immergi nell'altare tuo scarlatto,



nella trappola cremisi,



l’anima della vittima spaventata



sussulta aprendo gli occhi



nel vederti sortire dal groviglio



dei cespugli, e dal tronco contorto



dell’Albero di Vita, anima e spirito



corpo e cervello… vieni dal mare



( Iò Pan ! Iò Pan!)



Diavolo o dio, a me, a me,



mio uomo! Mio uomo!



Vieni con lo squillo acuto delle trombe



sulla collina!



Vieni con rullanti tamburi



dalla sorgente cupa!



Vieni con il flauto e la zampogna!



Non sono forse pronto?



Io, che attendo, fremo e lotto



con l’aria che non stende più i suoi rami verdi



come nido al mio corpo,



stanco di amplessi



senza estasi,



forte come un leone e come una vipera



scattante, vieni, oh, vieni !



Sono stordito



dalla lussuria solitaria



del demone.



Tu taglia con la spada i duri ceppi,



divoratore d’ogni cosa,



procreatore d’ogni cosa : dammi tu il dono



della visione



il risveglio



del Terzo Occhio



Aperto



e il pegno eretto, duro, della tua nuda coscia,



e la parola di follia e mistero,



Iò Pan! Iò Pan!



Iò Pan! Iò Pan! Iò Pan Pan!



Fai quel che vuoi, come può fare un dio,



Iò Pan! Iò Pan!



Sono sveglio



nella stretta del serpente.



L’aquila strazia con gli artigli e con il becco.



E’ il crepuscolo degli dei :



acquattate nel buio



si avvicinano le grandi bestie, Iò Pan!



Sono nato per morire



sul corno



dell’Unicorno.



Io sono Pan! Iò Pan! Iò Pan Pan! Pan!



Io sono il tuo compagno, ed il tuo sposo,



il capro del tuo gregge, ed oro e dio,



carne sulle tue ossa, e bocciolo



del tuo bastone in fiore.



Con zoccoli duri



io corro sulle rocce,



dal solstizio che si protrae



ostinato fino all’equinozio.



E deliro; io stupro e strappo e impazzo



eternamente, mondo senza fine,



giocattolo, bambina, donna, uomo



nella potenza di Pan,



Iò Pan! Iò Pan Pan! Pan! Iò Pan!

PREGHIERA ALLA DEA

“Me Grande Madre, me Dea voi pregate,


Madre di tutte le cose create

e prima di queste e della loro coscienza,

sola alitava la mia esistenza. v Forza femminea e primordiale

eterna forza universale.



Dea della Luna sono la pia,

son la Signora della magia.

Sussurran le foglie mosse dal vento

la mia canzone con tenero accento.

Porto di Luna le corna davanti,

poggio nel cielo i miei piedi vaganti.

Sono l'arcano irrisolto mistero,

sono il ripreso di nuovo sentiero.

Io sono il campo che aratro non volta.

Gioia e abbondanza per chi mi ascolta.



Sono la Madre beata e affettuosa,

di ogni raccolto Signora graziosa;

mi veston le viscere calde e profonde

e l'oro di spighe simili ad onde.

E' governata da me la marea,

e' regolata da me Madre Dea

ed ogni cosa va a maturazione

secondo il mio ritmo e la mia stagione.

Io fertile Madre dono la vita,

so dare rifugio e sanare ferita.



Onora l'Anziana che intatto ti porge

il cerchio di vita che muore e che sorge.

Io ombra di Luna, io ruota in eterno

destini di uomini e donne governo;

dono sollievo e rinnovamento

alle anime stanche in patimento.

Benche' il mio domino sia il buio mortale

il dono piu' bello e' la gioia vitale.



Dea della Luna, di Terra e del Mare

molti i miei nomi con cui richiamare

Forza, Magia, Potere e Saggezza.

Son la Fanciulla di eterna bellezza,

sono la Madre, la Fecondatrice,

sono dal buio l'Anziana che dice:

godetevi sempre tutti i miei frutti

benedizioni ed amore a tutti.”

LE CANDELE

L ‘ uso del fuoco ed in particolare delle candele ha accompagnato per secoli la vita dell’uomo donandogli luce, conforto e sicurezza. Rudimentali candele venivano già utilizzate sia dai Greci che dai Romani così come dai popoli


orientali. Ovunque nelle pratiche del culto esse occupano una posizione privilegiata: si trovano infatti frequentemente sugli altari come offerte votive alle divinità oppure usate per preghiere ed invocazioni al Line di ottenere una determinata intercessione. La candela simboleggia la Luce che sconfigge le Tenebre; la fiamma del suo fuoco è simbolo Di purificazione e di amore: e in altre parole l’immagine dello spirito. In commercio oggi giorno esistono svariati tipi di candele di diversa composizione, forma, misura e naturalmente nei colori più svariati. Alcuni trattati esoterici consigliano l’uso preferenziale delle candele confezionate con la cera d’api purissima che anche a nostro avviso, sono le migliori. Altri suggeriscono l’impiego di candele a base di paraffina o stearina colorata, che per quanto facili da reperire ed economicamente vantaggiose, data la loro composizione poco naturale non danno quasi mai risultati eccellenti. Sono senz’altro da evitare le candele preparate con grasso animale; esse potrebbero attirare entità non sempre poco positive. Le candele usate in magia sono suddivisibili in quattro gruppi principali:



1) Candele per Altare. Sono le più grandi e belle disponibili sul mercato. L’operatore deve coilocarle agli angoli del piano altare e serviranno da ponte per accedere al mondo astrale. Sono le prime ad essere accese durante lo svolgimen to di una pratica magica e saranno le ultime ad essere spente al termine del rito.

2) Candele Astrali e Zodiacali. Vengono utilizzate nei sette colori tradizionali: bianco-argento LUNA; rosso MARTE; marrone-grigio MERCURIO; blu GIOVE; verde-rosa VENERE; nero-viola SATURNO; gialloarancione SOLE. Ogni candela deve recare sulla sua superficie il sigillo planetario corrispondente o il carattere dello spirito planetario. Vengono utilizzate durante le invocazioni e le preghiere per ottenere l’intercessione delle intelligenze astrali desiderate secondo le caratteristiche proprie del pianeta secondo la seguente classificazione:

A) LUNA: per risolvere problemi d’amore, propiziare salute e viaggi e tutto ciò che è legato alle arti divinatorie e alla chiaroveggenza.

B) MARTE: per infondere coraggio ed energia fisica, allontanare le influenze negative e nell’uomo per ridare il perduto o diminuito vigore sessuale.

C) MERCURIO: per risolvere tutti i fastidiosi problemi quotidiani, per propiziare la vittoria nelle cause, per problemi di studio e commerciali in genere.

D) GIOVE: infonde ottimismo e gioia di vivere, utilissima inoltre per propiziare prosperità e benessere materiali.

E) VENERE: per tutti i problemi di origine affettiva: riconciliazioni, incontri, riavvicinamenti, incomprensioni, ecc....

F) SATURNO: per infondere responsabilità e maturità, stabilità nelle attività e nello studio. Viene inoltre adoperata per tenere lontane le persone indesiderate.

G) SOLE: per rigenerare le proprie forze vitali e per propiziare successo, fortuna e gloria. Alle sette candele contem plate dalla tradizione magica si vanno ad aggiungere altre tre candele corrispondenti agli ultimi tre pianeti del Sistema Solare, secondo la seguente tabella: -

H) URANO: grigio-blu elettrico, viéne utilizzato per favorire l’abilità manuale e la riuscita in tutti i settori della tecnica e dell’elettronica. Allontana i rovesci di fortuna e sostiene nei cambiamenti improvvisi ed inaspettati. Propizia inoltre la fratellanza e la socievolezza.

I) NETTUNO: azzurro,- stimola la sensibilità, la creatività. la spiritualità, le doti medianiche, le intuizioni, l’immagina zione e le facoltà paranormali in genere. E’ di ottimo aiuto nei momenti difficili in cui insorge un cambiamento o una metamorfosi.

L) PLUTONE :rosso molto scurò, [BORDEAUX o color sangue]‘utile per rigenerare le forze sottili del nostro sub-conscio, per portare alla luce le cose segrete intrise di mistero, per ottenere un pizzico di astuzia e di malizia che permettono di districarsi brillantemente anche nei problemi piu complessi. -

Le candele Zodiacali rappresentano le persone per le quali esplicare il rituale. Il colore verrà scelto secondo il segno zodiacale di appartenenza: Ariete rosso acceso, Toro verde, Gemelli grigio o marrone, Cancro bianco o argento, Leone arancio o oro, Vergine grigio, Bilancia rosa o verde, Scorpione rosso scuro, Sagittario blu, Capricorno nero o viola, Acquario viola, bluette o grigio, Pesci azzurro.

3) Candele Angeliche o Divine. Sono utilizzate per inv’ocare le potenze angeliche e tutte le divinità delle tradizioni magico-religiose. Ogni candela riporta su di se il sigillo corrispondente all’Angelo o alla divinità da invocare e il colore e scelto secondo il singolo caso.

4) Candele da Offertorio. Vengono impiegate durante le cerimonie di ringraziamento e durante le preghiere come offerta all’entità invocata. E’ per questo motivo che devono essere preparate con la massima cura utilizzando le essenze più appropriate e le cere piu preziose.

GLI STRUMENTI MAGICI





L'ALTARE
L’altare è il “vostro tavolo di lavoro”: su di esso compirete tutti i rituali e gli incantesimi che volete durante gli esbat e i sabba. Va sempre rivolto ad est ed è composto da tutti gli strumenti che avete intenzione di usare durante le vostre magie. Tuttavia ci sono alcune cose che non devono mancare mai:


•la tovaglia: per gli esbat deve essere bianca, mentre per i sabba ha il colore della festività in atto. Potete decorarla come meglio credete, l’importante è che siate voi a farlo. Questo perché trasmettete la vostra energia e il vostro potere sulle cose che create di vostra iniziativa;

•il materiale per aprire il cerchio: l’acqua sacra, il sale, la candela bianca e l’incenso (simboleggiano i quattro elementi, rispettivamente: l’acqua, la terra, il fuoco e l’aria);

•il piattino delle offerte: sopra dovrete mettere le offerte per la Dea. Possono essere fiori, una mela o un altro frutto di stagione o anche biscotti. Ricordatevi che vanno lasciate alla Madre Terra una volta compiuto il rituale;

•il libro delle ombre;

•il pentacolo.

Ci sono poi alcune cose che potete mettere a vostra discrezione, come un’immagine della dea o una candela nera per simboleggiare il dio, quindi l’equilibrio tra il femminile e il maschile. Solitamente, quando facciamo un esbat, ne accendiamo anche una blu per i nostri amici spiriti, ma, ripeto, che tutto questo non è obbligatorio. Scegliete voi quello che meglio ritenete opportuno.

L’altare non serve solo come tavolo di lavoro per gli esbat: potete tenerne uno in casa anche solo per meditare o per fare le devozioni giornaliere alla dea. È chiaro che comunque sia deve avere il materiale sopra indicato.
 
 
LA COPPA

E' uno strumento importante, simbolo della Dea, del suo grembo materno, simbolo della vita e del santo Graal. Legato all'elemento Acqua, non può mancare nel corredo della Strega. E' un calice vero e proprio, ma non importa che si adi un materile prezioso come l'argento (elemento della Dea), purchè sia particolare come un bel calice di cristallo magari...Non abbiate fretta nelo scegliere, abbiate pazienza ricordate che OGNI COSA ARRIVA SEMPRE NEL MOMENTO GIUSTO non prima non dopo! La coppa serve per offrire le libagioni alla Dea, ovvero le vostre offerte durante un rito.


Ricordate! MAI E DICO MAI CONTRATTARE UN PREZZO QUANDO SI TRATTA DI STRUMENTI MAGICI! Tanto date e tanto avrete! quindi attenzione. Piuttosto aspettate, fate come potete finchè non trovate ciò che cercate.



IL PENTACOLO
lo vediamo in giro continuamente questo simbolo, anche per cose negative, purtroppo....chi lo usa, lo disegna, se lo tatua come se fosse cosa da poco e non sa quanto sia antico e importante e Sacro questo simbolo. Esso rappresenta i quattro elementi: ARIA, FUOCO, ACQUA, TERRA E SPIRITO, i quattro punti cardinali: EST, SUD, OVEST, NORD E LO SPIRITO. E' il simbolo che si usa per avvicinare o bandire a seconda di come viene disegnato, è evocativo e protettivo per luoghi e persone. Può essere costruito in terracotta, scolpito su una pietra, costruito con dei fili di metallo, oppure si possono trovare in giro bellissime collane da indossare, ma per favore non portatele con leggerezza! se volete essere protette mettetelo a contatto con la pelle, ma in un posto dove non sia visibile. In alternativa si può usare la mezza Luna. Anch'essa si può trovare in cristalli e pietre dure. mentre il pentacolo è un simbolo Maschile, la mezza Luna è il simbolo Femminile e la prossima volta che guardate una statua della Madonna, guardate che simbolo ha sotto i piedi: un serpente e una mezza Luna. Chiedetevi come mai...


IL CALDERONE
Il calderone è lo strumento che per eccellenza rappresenta la trasformazione e la metamorfosi, è associato all’elemento Acqua e alla direzione Ovest, che rappresentano la prosperità e l’abbondanza.


Nella tradizione gallese, il calderone era custodito da Carridwen, la dea dell’introspezione, della saggezza, della sapienza e della divinazione, esso simboleggia inoltre il mistero, la sessualità e l’incoscio. E’ collegato all’immagine dell’utero materno (come la coppa), al femminile, al grembo della Dea, alla fonte dalla quale fluisce tutta la magia.

Nella Wicca è molto utilizzato per bruciare le erbe o i foglietti con le richieste e i desideri, oppure può essere riempito d’acqua e usato per lo scrying (scrutare), si tratta di un metodo di divinazione che viene molto praticato negli Esbat, la superficie vi rifletterà immagini e potrete avere delle visioni…ovviamente è necessario molto esercizio!

Il calderone può essere utilizzato anche per preparare infusi, far bollire pozioni o cuocere, ma in questo caso abbiatene uno solo per questi scopi!

Il materiale migliore in cui può essere costruito è la ghisa, il ferro e il rame, ma va benissimo anche una bella pentola che non è mai stata usata per fare da mangiare, deponetela poi fra gli strumenti magici.


L'ATHAME
L’athamè è un coltello particolare, con il manico color nero e la lama a doppio taglio, che simboleggia la vita e la morte. All’interno del cerchio rappresenta l’elemento Fuoco quindi sta ad indicare la forza, la determinazione e l’azione; è associato al punto cardinale Sud, corrispondente al coraggio e alla passione. L’athamè presenta in sé la figura maschile (il fallo), è quindi simbolo del Dio.


Nella Wicca esso sostituisce la spada che è molto più ingombrante e difficile da usare.

Viene utilizzato in molti modi, anche se tutti inerenti alla magia e alla parte cerimoniale dei rituale, mentre il bolline, suo opposto, è utilizzato a scopi pratici.

Con l’athamè la strega traccia il cerchio, allontana le energie negative, dirige l’energia in un punto ben preciso (come una bacchetta), apre e chiude porte su altre dimensioni.

Da ricordare è che questo strumento non deve mai essere utilizzato per mansioni pratiche, altrimenti perde il suo potere di base.

Reperire un athamè è spesso difficile, infatti, in alcuni paesi è considerato un arma, quindi prima di andare in giro a farlo vedere informatevi presso le autorità. Se avete difficoltà a trovarlo come lo desiderate o a trovarlo semplicemente, potete usare un tagliacarte o un coltello normale, l’importante è che venga conservato insieme agli altri strumenti magici.

State bene attenti a non ferirvi o a ferire qualcuno!



Consacrare l’athame

Lavate l’athamè con acqua corrente, il massimo sarebbe un ruscello, ma va benissimo il lavandino di casa, immaginate che la negatività esca e scivoli via insieme all’acqua.

Poi, durante un Esbat, purificatelo passandolo sopra l’incenso, la fiamma della candela bianca e tracciate su di esso un pentacolo di attivazione con l’acqua e sale o con olio di mela o iperico!

Alcune culture lo intingono nel sangue, altre assolutamente affermano che se l’athamè tocca anche solo una goccia di sangue deve essere gettato e sostituito, noi siamo più favorevoli alla seconda versione!

LA BACCHETTA

La bacchetta è uno strumento che vi permette di incanalare le vostre energie e di dirigerle verso un punto, oggetto, persona o dimensione precisi.


La bacchetta è associata all’elemento Acqua e al punto cardinale Ovest, il suo legame con il pianeta Nettuno la rende in grado di dominare la sfera delle emozioni, gli stati d’animo delle persone e il loro inconscio, simboleggia sia il Dio che la Dea.

Può essere fatta di legno o di rame.

Se volete una bacchetta di legno pensate bene all’albero che volete scegliere per procurarvela. Sarebbe meglio fosse una pianta della vostra località. Quando vi accingete a tagliare il ramo dell’albero, spiegate alla pianta il motivo del vostro gesto. Ricordatevi sempre che avete a che fare un essere vivente e come tale va rispettato! Gli alberi poi sono particolari perché hanno una sensibilità e una conoscenza del tutto singolari. Non pensate che dal momento che non parla non abbia emozioni o pensieri, perché vi sbagliate di grosso!

Una volta che avete tagliato il ramo lasciate un’offerta di ringraziamento all’albero in segno di rispetto e gratitudine.
 



 L'INCENSIERE

L’Incensiere è un altro strumento molto utilizzato nei rituali Wicca, simboleggia l’Elemento Aria all’interno del cerchio ed è collegato al punto cardinale Est.


L’incenso viene acceso durante l’apertura del cerchio e accompagna la Strega durante tutto il rituale. Noi di solito accendiamo un bastoncino di incenso alla lavanda per purificare il nostro spazio operativo.

In commercio potete trovare l’incenso sotto forma di bastoncini o coni, semplicissimi da usare, potete però crearvi un incenso personale, con miscele di erbe essiccate e macinate, per ogni occasione particolare.

Per bruciare le vostre miscele di erbe vi consiglio di metterle in un braciere di metallo sotto il quale avrete posto una candela, il metallo scaldandosi farà sprigionare alle erbe tutto il loro profumo (attenzione a non toccare il braciere che diventa incandescente!).

Per consacrare e purificare il vostro Incensiere e il braciere passateli sempre sulla fiamma della candela e tracciate un pentacolo con acqua e sale, accompagnano i vostri gesti con un’invocazione. Eseguite queste operazioni durante un Esbat.

LA SCOPA

La scopa è uno strumento molto usato da tutte le streghe del mondo, infatti se ci fate caso la strega è quasi sempre raffigurata a cavallo di una scopa.


E’ associata all’elemento Terra, la terra è il luogo purificato per eccellenza (se fate i vostri Esbat o Sabba all’aperto non c’è bisogno di purificare l’ambiente, i prati e i boschi sono già privi di negatività), indica quindi la pulizia e il movimento, è, inoltre, legata al punto cardinale Nord.

La scopa rappresenta sia il Dio che la Dea, viene utilizzata per spazzare, pulire e purificare lo spazio sacro da energie negative, ovviamente è una pulitura metaforica, la scopa va tenuta sollevata da terra, le setole non devono mai toccare il pavimento e mi raccomando spazzate sempre da Est verso Ovest, così scaccerete il male e attirerete il bene, non fate mai il contrario o attirerete energie negative! Un altro consiglio: quando spazzate assicuratevi di non spazzare addosso a qualcuno, non è piacevole ricevere un sacco di negatività!

La scopa è uno strumento facilmente reperibile, le migliori sono quelle delle nostre nonne, le scope di saggina, costano poco e si trovano in tutti i negozi. Se il luogo in cui fate i vostri rituali è piccolo potete acquistarne una di dimensioni ridotte, farà lo stesso il suo lavoro, decoratela con nastri, incidete sopra simboli, se volete ungete il bastone in legno con un olio profumato a vostra scelta.

La scopa va cambiata ogni anno a Imbolc, in questo Sabba viene utilizzata per scacciare via il freddo e attirare il caldo primaverile.

Molto utile è tenere una piccola scopa dietro la porta di casa (appesa alla porta stessa o se grande appoggiata nell’angolo dietro) essa scaccia gli spiriti cattivi, i guai, i ladri e gli eventi funesti.

Potete purificare questo strumento come tutti gli altri, ovviamente non mettetelo sotto l’acqua corrente ma spruzzatelo un po’, magari con un diffusore.

IL BOLLINE

Il Bolline è un coltello che, al contrario dell’Athamè che ha un significato simbolico e viene usato durante i rituali, ha un utilizzo pratico.


Questo coltello deriva dal falcetto d’oro usato dai Druidi, infatti potete trovare dei Bolline con la forma caratteristica del falcetto.

Il Bolline viene usato per tagliare le erbe, per tritare la corteccia o le radici che poi metterete ad essiccare, viene usato anche per decorare e scortecciare la bacchetta o per tagliare i rami per la vostra scopa.




Consacrare e purificare il Bolline

Durante un Esbat lavate e risciacquate il Bolline, mentre compiete questa operazione, visualizzate la negatività che scivola via con l’acqua. Fatto ciò asciugatelo bene e passatelo sulla candela bianca e sul fumo dell’incenso e tracciate un pentacolo con l’olio o con acqua e sale. Accompagnate questi gesti con un’invocazione alla Dea.

LA CAMPANELLA

La campanella è uno strumento molto antico, utilizzato nei rituali per armonizzare l’ambiente e voi stessi alle divinità, vi permette di chiamare gli spiriti buoni e le energie positive o allontanare il male. Quante volte va suonata dipende da quello che volete fare: per esempio se la suonate sette volte chiamate gli angeli.


Molto comune in tutto il mondo è l’usanza, di origine orientale, di appendere alcuni campanelli sulle porte o nelle stanze, il loro suono attirerà positività.

Questo strumento è associato alla Dea, simboleggia l’armonia, il piacere, e l’eleganza, inoltre la sua corrispondenza con Venere la rende utile nei rituali d’amore e d’amicizia.

La campanella può essere fatta di vetro o di metallo, le più preziose sono quelle d’argento (hanno un suono più limpido), l’importante, ovviamente, è che suoni!

RITUALI MAGICI

L'uomo non è separato dall'universo, dal cosmo, dalle forze della natura e dagli altri uomini. Immaginiamo che tutto ciò che è stato creato sia come un grande organismo composto da molte parti distinte ma non separate ( la natura, gli esseri umani, gli animali, i cristalli, i pianeti ecc... ) che si influenzano tra loro in vari modi. Ogni singolo "oggetto" è legato ad un altro per similitudine.


La terra è un grande "corpo" composto da tantissime "cellule" che anche se hanno la convinzione di vivere un'esistenza separata dalle altre in realtà SONO LEGATE LE UNE ALLE ALTRE.
I pianeti del nostro sistema solare, con la loro energia, agiscono su di noi in egual misura perchè TUTTO CIO' CHE ESISTE E' COMPOSTO DELLA STESSA ENERGIA E MATERIA DI BASE.


Ciò che sta in alto è come ciò che sta in basso.

Noi stessi siamo energia pura racchiusa da un corpo mortale che è stato impastato della stessa materia di un animale, di un albero, di un pianeta .... e siamo simili, ma non uguali.

Quindi come ritroviamo influenze dei pianeti, delle piante ecc... su qualsiasi cosa vivente ed analogie tra diversi simboli, oggetti, esseri viventi, ( microcosmo e macrocosmo che si somigliano, si influenzano reciprocamente, si governano ), anche la nostra psiche, o meglio il nostro spirito racchiuso nel corpo che ci ospita, manda "segnali" al corpo stesso, rivelando quei lati che sfuggono all'occhio superficiale e materiale ma che sono visibili e chiari da chi ha la sensibilità giusta per coglierli.

imparando a percepire questi "segnali" riusciamo a capire il nostro spirito profondo, rientrando in sintonia con le forze della natura e del cosmo; tentando di percorrere quella strada evolutiva ed interiore ( che ci permette poi di allearci con noi stessi e con le forze del creato ) concetto che si trova alla base di tutte le dottrine magiche. E' impensabile voler conoscere la magia restando sulle sempli formule e sulle semplici azioni di un rituale dicendo che " se faccio questo, se dico questo ed accendo una candela di quel colore ottengo quello che voglio! " ..... Non c'e' nulla di piu' sbagliato. Azioni e parole sono potere che si traduce in effetto quando sono accompagnate da una conoscenza di cio' che stiamo facendo, se sappiamo su quali forze stiamo lavorando e se, prima di ogni altra cosa, sappiamo come far scaturire da noi la NOSTRA forza interiore ed allearla con quelle che risiedono attorno a noi.



La magia delle streghe si discosta da qualsiasi altro tipo di magia conosciuta perchè non ha molte regole da rispettare e perché essa viene messa in atto dalla strega ( CONSACRATA TALE ) che ha la facoltà di modificare gli schemi prefissati, sfruttando e facendo leva principalmente sulla sua forza personale, sulle sue passioni, sui suoi istinti, sui suoi desideri, oltre che sulle forze naturali che la circondano. Le sole regole importanti da rispettare sono quelle legate ai cicli lunari che scandiscono i tempi di lavoro della strega.



Naturalmente si parla delle streghe che seguono i vecchi insegnamenti delle campagne, le streghe cosiddette " libere " e non di quelle che fanno parte di congreghe. Su queste ultime non mi pronuncio perchè non ne faccio parte. Una strega ( CHE PUO' ESSERE INDIFFERENTEMENTE UOMO O DONNA ) è LIBERA DI SCEGLIERE IL SUO PERCORSO INTERIORE E QUINDI SE DECIDE DI FAR PARTE DI UNA CONGREGA CIO' E' IL FRUTTO DI UNA SUA SCELTA INTERIORE. Io personalmente, come detto, SONO UNA STREGA "LIBERA", assimilo le conoscenze da pratiche del passato e non sono legata a nessun gruppo. Quindi parlo per ciò che io so e per ciò che sento.



LE FASI LUNARI



Nel novilunio - luna nuova o Luna nera, sono da effettuarsi tutti quei rituali volti alla distruzione e al danno. E' la luna dei rituali per i morti ma anche quella per stroncare qualsiasi tipo di maleficio e per difendersi dai danni occulti.



Quando la luna è crescente è il momento di mettere in atto quei rituali destinati alla crescita, per la salute, l'amore, la fortuna, il fascino. E' la luna di chi vuole iniziare un progetto o concepire un figlio.



Se siamo nel periodo del plenilunio - luna piena, si mettono in atto i rituali benefici e di purificazione.

E' la Luna della meditazione, dell'affermazione del proprio potere e per rafforzarsi.



Sa la luna è in fase calante si opera sugli allontanamenti e sulle vendette. E' la fase giusta per chi vuole porre termine a qualcosa, per le opere oscure e per allontanare le energie negative.





NON DIMENTICATE MAI DI RINGRAZIARE ALLA FINE DELLE VOSTRE RICHIESTE O DEI VOSTRI RITUALI. PER AVERE BISOGNA DARE.

I RITUALI NEGATIVI CHE VENGONO FATTI PER NUOCERE A QUALCUNO, E' MEGLIO EVITARLI PER NON INCORRERE NEI COLPI DI RITORNO.

NEGATIVIZZARSI VUOLE ANCHE AGIRE SEGUENDO BASSI ISTINTI E QUESTO NON CI CONDUCE VERSO L'ELEVAZIONE INTERIORE ( FINE PRIMARIO DELLA STREGA ) MA BENSI' VERSO UNA NOSTRA REGRESSIONE.

GLI DEI

Nel Paganesimo, esiste una comunità d'uomini e Dei, di mortali e Immortali. Nel Simposio Platone parla appunto di "comunanza reciproca d'uomini e Dei". Nel Gorgia, egli precisa: "i dotti affermano che il cielo e la terra, gli Dei e gli uomini sono legati insieme dall'amicizia, il rispetto dell'ordine, la moderazione e la giustizia, e per questa ragione essi chiamano mondo l'insieme delle cose e non disordine e sregolatezza". Molti secoli più tardi, Heidegger dirà: "La terra e il cielo, gli esseri divini e quelli mortali formano un tutto unico".


Gli Dèi non sono dunque creatori del mondo ex nihilo: come creare qualcosa a partire dal nulla? Essi sono emanazioni del mondo, nel quale si manifestano. Questo concetto di manifestazione è fondamentale nella nostra religione naturale, e si oppone a quello di rivelazione, che per definizione è soprannaturale. Allo stesso modo, noi ignoriamo dogmi e profeti, papi e curati, ortodossi ed eretici, sette e guru.

Il Pagano è nel mondo, che si sforza, in tutta umiltà, di decifrare per meglio cogliere le innumerevoli manifestazioni del divino. E' Schiller, mi pare ne "Gli Dei della Grecia", che diceva: "agli sguardi iniziati, ogni cosa indica la traccia di un. Dio" - ancora questa idea dello sguardo!

Il Paganesimo non lascia mai che l'uomo si ripieghi su se stesso, sotto il peso del peccato originale. Al contrario, essere pagano consiste precisamente nell'aprirsi all'esperienza del mondo. Vorrei soffermarmi per un momento sull'importanza dello sguardo, che i Greci chiamavano theorìa, osservazione delle manifestazioni del divino. Essa ci riporta all'antica concezione dell'èn tò pàn, che si ritrova sia presso i Presocratici che nelle Upanishad: la dottrina non dualista dell'unità. In questa visione, il mondo non è visto come intimamente malvagio ("Il quaggiù", termine quasi peggiorativo in francese), incline al peccato, valle di lacrime da attraversare in tutta fretta prima di potere accedere ad un qualche ipotetico "retromondo". Non bisogna fuggire il mondo, ma affrontarlo, senza Illusioni né speranze di salvezza.

IL DIO PAN


Il dio Pan è una divinità ellenica, parte uomo e parte capra, che il mito vuole figlio di Zeus e della ninfa Callisto, mentre un’altra versione lo vuole figlio di Penelope e di tutti i suoi pretendenti, con cui avrebbe avuto rapporti durante l’attesa del marito. s

Secondo Omero, infine, la versione più accreditata: nato dall’unione di Hermes e della ninfa Driope, ninfa della quercia; la madre lo abbandonò subito dopo la nascita poiché il suo aspetto era talmente brutto che ne rimase terrorizzata; Hermes allora lo raccolse e, dopo averlo avvolto in una pelle di lepre, lo portò sull’Olimpo per far divertire gli dei, causando così l’ilarità di Dionisio, che lo accolse nel suo seguito.



È raffigurato con gambe e corna caprine, con zampe irsute e zoccoli, mentre il busto è umano, con due corna in fronte, il naso schiacciato, il volto ornato da una barba caprina e dotato di un’espressione terribile, a dispetto della quale Pan è un dio gioviale e generoso, sempre pronto ad aiutare quanti chiedono il suo aiuto.



Dio solitario, non risiede sull’Olimpo ma vive specialmente nei boschi e con la sua voce spaventosa incute in chi ode una grande paura, che da Pan prende appunto il nome di timor panico.

Racconta Plutarco che sotto il regno di Tiberio, un vascello romano si trovò a passare nei paraggi di un’isola del mar Egeo, quando il vento cessò improvvisamente e nel silenzio si udì una voce gridare: "Il Grande Pan è morto". A quella notizia da ogni parte dell’isola scoppiarono pianti, gemiti e singhiozzi di cui non si seppe mai la provenienza.

Pausania scrive che i Galli, saccheggiando la Grecia, videro nel tempio di Delfo la statua del dio Pan, e ne furono talmente spaventati che fuggirono.

Un altro tratto caratteristico di Pan è che non sopportava di essere disturbato durante il suo riposo pomeridiano, e se ciò accadeva emetteva urla terrificanti che scatenavano appunto il timor panico.



Il nome Pan sembra derivare dal greco "paein" (pascolare): in Grecia la sua provenienza era l’Arcadia, dove possedeva le greggi che pascolava, pur essendo un dio vagabondo senza una dimora specifica; pertanto è il dio dei campi, delle selve e dei pascoli (specialmente nell’ora meridiana), e più in generale della pastorizia ma presiede anche alla sessualità, che in lui ha una connotazione nettamente maggiore che presso gli altri dèi: sempre a caccia di ninfe, ma amava tranquillamente anche uomini, come il pastore Dafni cui insegnò a suonare il flauto; i racconti che lo legano alle ninfe ed alle loro eventuali trasformazioni per sfuggirgli sono molteplici, il più famoso riguarda la Ninfa Siringa.

INNO ALLA DEA


Ascoltate ora le parole della Grande Madre


che fu chiamata presso gli uomini con il nome di

Artemide, Astarte, Atena, Dione, Melusina, Afrodite,

Cerridwen, Diana, Arianrhod, Iside, Bride

e con molti altri nomi.

Ogni volta che avrete bisogno di qualcosa

una volta al mese e meglio sarebbe quando la Luna è piena

allora vi raccoglierete in qualche posto segreto

e adorerete il mio spirito, io che sono la Regina di tutte le Streghe.

Là vi radunerete voi che siete disposti a imparare la stregoneria

ma ancora non avete scoperto i suoi più profondi segreti.

A voi insegnerò cose che sono ancora sconosciute.

E sarete liberi dalla schiavitù;

e come segno che siete veramente liberi,sarete nudi nei vostri riti.

e danzerete,canterete,banchetterete,farete musica e farete l’amore,

tutto in mio onore.

Perché mia è l’estasi dello spirito e mia è anche la gioia del cuore;

perché la mia legge è l’amore per tutte le creature.

Mantenete puro il vostro più alto ideale,

lottate per raggiungerlo, non lasciate che nulla vi fermi o vi devii.

Perché mia è la porta segreta che si apre sulla terra della giovinezza

e mia è la coppa del vino della vita

e il calderone di Cerridwen che è il Santo Graal dell’immortalità.

Io sono la Regina misericordiosa

che dà il dono della gioia al cuore dell’uomo.

Sulla terra do la conoscenza dello spirito eterno

e aldilà della morte do pace e liberta

e il ricongiungimento con coloro che se ne sono andati prima.

E non chiedo sacrifici, perché vedete, Io sono la Madre di tutti i viventi,

e il mio amore si riversa sulla terra.

Ascoltate le parole della Dea Stella

Nella polvere dei suoi piedi sono le schiere celesti

Colei il cui corpo circonda l’universo.

Io che sono la bellezza della terra verde

La bianca Luna tra le stelle e il mistero delle acque

Chiamo il vostro animo

Alzatevi e venite a me.

Io sono l’anima della natura che dà vita all’universo.

Da me tutte le cose hanno origine e a me tutte devono ritornare.

Davanti al mio volto amato da Dei e uomini

lasciate che la vostra intima essenza divina

sia avvolta dall’estasi dell’infinito.

Che il mio culto sia nel cuore che gioisce

Perché vedete,ogni atto d’amore e piacere è un mio rituale.

Perciò che in voi ci sia bellezza e forza

Energia e compassione,onore ed umiltà,

allegria e rispetto.

Voi che volete trovarmi

sappiate che la ricerca e il desiderio di me non vi gioveranno

se non conoscerete il Mistero.

Che se quello che cercate non lo troverete dentro di voi

allora non lo troverete mai al di fuori.

Perchè vedete, io sono stata con voi fin dal principio

E io sono quello che si raggiunge con l’appagamento del desiderio.

IL LIBRO DELLE OMBRE

Il Libro delle Ombre è il libro in cui ogni strega annota tutto ciò che riguarda la propria pratica magica. Può essere un semplice quaderno ad anelli (per altro molto pratico, si possono inserire i fogli in modo molto ordinato) o un bel diario rilegato e ricoperto magari con una carta che vi piace. Insomma, poco importa la qualità dell’oggetto, che deve solo essere di pratico utilizzo: è uno strumento. Come tutti gli oggetti magici, comunque, maggiore sarà l’energia che metterete nella sua costruzione e nella sua stesura, maggiori saranno i risultati che vi darà. Per questo, il fatto di costruirlo da voi è da considerarsi positivo.







Esistono dei blocchi di carta bianca rilegata, che potrete montare in una copertina di cartone da ricoprire poi con della carta di vostra scelta. Si trovano nei negozi che vendono questo tipo di articoli da legatoria. Al suo interno vengono annotati tutti gli incantesimi, i riti, le erbe che vengono utilizzati, le preghiere, le formule magiche. Se avete eseguito un rito spontaneo, ovvero dettato dal sentore del momento, ricordatevi di trascriverlo. Quando si prepara un rito da eseguire, è bene scriverlo in ogni suo dettaglio, per non dimenticare nulla, soprattutto se si creano formule magiche in rima, da utilizzare in seguito. Potrete creare le vostre formule, le vostre preghiere, i vostri canti da dedicare agli Dei e custodirli gelosamente al suo interno. Tenete conto, nel momento in cui scrivete, che potreste trovarvi nel buio di un bosco con la flebile luce di una candela a celebrare il vostro rito e che, malgrado sarebbe meglio cercare di andare a memoria, per non distrarsi con la lettura, dei piccoli e disordinati caratteri potrebbero diventare illeggibili in quella situazione. Così come potreste trovare poco pratico e maneggevole un tomo da 20 chili! Non esiste UN Libro delle Ombre, una “sacra scrittura” a cui tutti fanno riferimento. Ogni strega ha il proprio, con il suo proprio bagaglio di conoscenza, da tramandare o da fare scomparire alla sua morte. Nelle congreghe esiste una parte di tradizione comune a tutti i membri, che viene riportata sul Libro delle Ombre di ogni singolo individuo iniziato in quel gruppo. Cercheremo di raccogliere in questo Libro delle Ombre un po’ di incantesimi, frutto del lavoro dei solitari che collaborano a questo sito e di altri fratelli. Potrete attingere ad essi e modificarli a seconda dei vostri gusti e del vostro utilizzo. Questi incantesimi, infatti, vogliono essere solo una indicazione di massima, coma spunto per crearne di vostri. Possano gli Dei benedirvi con la loro illuminazione e la loro potenza!

IL RINASCIMENTO MAGICO

Il periodo che va dal XV agli inizi del XVII secolo segna la grande rinascita della magia, in sostanziale parallelismo, come fa notare anche C. S. Lewis, con il crescere degli interessi scientifici. L'inizio di questa rivoluzione magica può essere considerata l'opera di traduzione che alcuni umanisti, il più importante dei quali fu Marsilio Ficino, fecero delle quattordici opere che formavano il cosiddetto Corpus Hermeticum, degli "Oracoli Caldaici" e degli "Inni Orfici". Queste opere, attribuite dagli studiosi rinascimentali rispettivamente ad Ermes Trismegisto, Zoroastro ed Orfeo, erano in realtà raccolte di testi nate in età imperiale romana, che combinavano elementi neoplatonici, concetti ricavati dal Cristianesimo, dottrine magico-teurgiche e forme di gnosi mistico-magica. Nel Rinascimento sul substrato colto di dottrine neoplatoniche, neopitagoriche ed ermetiche si incardinò la riflessione speculativa magico-astrologica-alchemica, arricchita da idee derivanti dalla Cabala ebraica, come testimoniano emblematicamente le figure di Pico della Mirandola e Giordano Bruno. Il compendio forse più interessante per la magia rinascimentale è il De occulta philosophia di Cornelio Agrippa von Nettesheim. In questa opera il medico, astrologo, filosofo e alchimista tedesco definisce la magia "la scienza più perfetta", e la divide in tre tipi: naturale, celeste e cerimoniale, dove i primi due rappresentano la magia bianca, ed il terzo quella nera o negromantica. Queste argomentazioni saranno riprese più tardi nel Magia naturalis sive de miraculis rerum naturalium del napoletano Giovanni Battista Della Porta, il quale vede nella magia naturale il culmine della filosofia naturale, e nel Del senso delle cose e della magia di Tommaso Campanella. Altra importante figura nel contesto magico-alchemico rinascimentale è quella di Paracelso, la cui iatrochimica risente della simbiosi tra magia naturale e scienza sperimentale, tipica del XVI secolo.


IL MEDIOEVO OSCURO

Nonostante la polemica antimagica di alcuni scrittori cristiani, come Origene, Sant'Agostino e Tommaso d'Aquino, e l'ostilità della Chiesa nei riguardi delle arti occulte, il substrato culturale della magia medievale ebbe una certa rilevanza. Persino il mondo religioso germanico fu prodigo di divinità intrise di doti magiche, come Thor e Odino; anzi lo scopo della magia era quello di liberare le forze occulte possedute dalle potenze superiori. La produzione letteraria di carattere magico, soprattutto in età umanistica, fu molto ricca, grazie anche alla mediazione di scrittori arabi. Alcune opere astrologiche, come il Tetrabiblos di Claudio Tolomeo, l'Introductiorum di Albumasar, il Liber Vaccae (o Libro degli esperimenti) ed il famoso Picatrix, ebbero una enorme influenza sulla speculazione magica dell'età rinascimentale. Anche se alcuni autori, come Isidoro da Siviglia e più tardi Ugo da San Vittore, accomunano la magia all'idolatria, in quanto scienza conferita dai demoni, è nel XIII secolo con Guglielmo d'Alvernia e Alberto Magno, che si iniziò a porre l'accento sulla categoria della magia naturale, che tanta fortuna ebbe nei secoli immediatamente successivi. Sempre nel XIII secolo, torna in auge anche l'astrologia, con autori allora famosissimi come il forlivese Guido Bonatti, la cui influenza sarà notevole ancora nel XVI secolo.

LA GRECIA MAGICA

In Grecia fu Erodoto a coniare il termine "mago" per indicare un sacerdote di una tribù della Persia antica. Dal IV secolo a.C. il vocabolo "mageia" cominciò ad essere utilizzato per indicare un insieme di dottrine nate dalla commistione di tradizioni arcaiche e le pratiche rituali ereditate dai Persiani. Fu comunque nella koinè culturale ellenistica che ebbe luogo quella fusione dei riti magici con elementi astrologici e alchimistici, che sarà alla base di tutta la speculazione magica dei secoli successivi. Nella tarda antichità troviamo numerose testimonianze riguardo a rituali di teurgia la cui provenienza è spesso attribuita, dagli stessi teurghi, all'antico Egitto. Verso il III IV secolo della nostra era compaiono anche trattazioni filosofiche a favore di tale pratica, in particolare per opera del filosofo neoplatonico Giamblico.




Nella letteratura latina si trovano numerose testimonianze relative a tutta una serie di attività occulte. Esperimenti di negromanzia, uccisioni a distanza, animali parlanti, statue che camminano, filtri d'amore, metamorfosi, divinazioni, talismani che curano le malattie, sono solamente alcuni degli oggetti e dei rituali magici adoperati dai maghi che compaiono nelle opere di Orazio, Porfirio, Plinio il Vecchio e Virgilio. Nel panorama letterario di magia latina un posto di prim'ordine spetta a Le metamorfosi (anche conosciuto come L'asino d'oro) di Apuleio. L'opera, l'unico romanzo della letteratura latina pervenutoci intero, si compone di undici libri, nei quali viene narrata la storia di Lucio, un giovane trasformato per magia in asino, che, dopo varie peripezie, ritorna uomo per intercessione della dea Iside. Da ricordare che lo stesso Apuleio fu processato per aver costretto con la magia una ricca vedova a sposarlo per impadronirsi della dote. Tuttavia riuscì a scagionarsi dall'accusa presentando il testamento della vedova, in cui la donna (dietro consiglio dello stesso Apuleio) lasciava tutto al figlio piccolo. Del resto, nel diritto romano le leggi antiche prevedevano pene severe per quanti utilizzavano mezzi magici per conseguire scopi criminali.

IL RITO DI AFRODITE

Riempire la vasca da bagno (assolutamente da non sostituire con una doccia, casomai far precedere da essa!) con acqua appena calda.


Coprire la superficie dell’acqua con petali freschi di rosa colore rosa, bianco e rosso.

Accendere uno o più incensi all’aroma di rosa ed una candela rosa, musica classica di violino.

Sciogliere i capelli sulle spalle, lasciando che accarezzino la pelle, ed entrare nell’acqua sentendo di essere una Venere che entra nel suo elemento naturale.

Lasciarsi avvolgere dall’acqua, immergersi piacevolmente e completamente e sentire come ogni cellula del corpo e ogni pensiero diventano semplicemente…. belli.

Accarezzare le proprie gambe, le braccia, la pancia sentendo la setosità della pelle sotto le proprie dita e pensare a quanta bellezza vi sia in tutto questo.

Pensare a tutte le volte che si è state innamorate, all’emozione di quei momenti, alla bellezza della vita e all’arricchimento che l’amore porta con sé.

Stare in questi pensieri il più a lungo possibile, sentendo sempre più intensamente di essere belle.

Procurarsi del piacere, anche erotico, in qualsiasi possibile modo o con qualsiasi possibile strumento.

Quando si sente di essere sufficientemente appagate da questo bagno di piacere e bellezza, uscire dalla vasca da bagno, lentamente e ritualmente, come una Venere che esce dalla spuma del mare, portarsi davanti allo specchio, ammirare il proprio corpo bagnato dall’acqua, con qualche petalo di rosa attaccato alla pelle ed esclamare ad alta voce:

sei bellissima!

Completare il rito cospargendo la propria pelle con olio di rosa.

AFRODITE.

Nata dal mare, Afrodite veniva dunque venerata dai naviganti, non come Poseidone, ma come colei che rende il mare bello e tranquillo e sicura la navigazione. Le era sacro il delfino, allegro accompagnatore dei naviganti.


Ma Afrodite ammansisce non soltanto il mare, bensì rende bella anche la terra. Ella è la Dea della primavera, stagione dei fiori ma anche dell’amore.

Le sono sacre le rose, ma anche molte altre piante, quali il melograno e il mirto. Anche la mela, antico simbolo dell’amore, si trova nella sua mano. Afrodite era la bellezza in persona, la grazia e la leggiadria, e Paride, benché comprato con la promessa della bella Elena, non fu in fondo un giudice ingiusto preferendola ad Era ed Atena, quando le assegnò il fatidico pomo con la scritta: “Alla più bella!”.



Con le rappresentanti del proprio sesso, ahimè, Afrodite invece sembrava non nutrire una grande affinità. Basti pensare quante sventure portò ad Elena, Fedra, Pasifac e tante altre. Anche Psiche, l’amante di suo figlio Eros, venne da lei trattata in modo piuttosto umiliante.

La sua bellezza suscitava purtroppo invidia e gelosia sia tra le Dee che le mortali, innescando uno dei più antichi meccanismi con cui le donne si sono combattute anziché allearsi, la rivalità. Sono propensa però anche a ritenere che questa funzione le sia stata attribuita, o per lo meno esasperata, dalla cultura maschilista in cui Ella prosperò.



Il patriarcato ebbe peraltro tra i suoi tanti risultati anche la scissione del femminile in due parti: la madre e la vergine, mentre sembra non esserci spazio per la funzione sessuale, che poteva essere vissuta dalla donna solo all’interno del matrimonio, allo scopo di riprodursi, oppure prima del matrimonio o fuori da esso, con tutte le conseguenze che questo comportava e ancora purtroppo comporta in molte culture sociali e religiose contemporanee.



Afrodite invece incarna proprio il principio del piacere fine a sé stesso, Lei ama per il piacere di amare, e a differenza di altre, sceglie ad uno ad uno i suoi amanti, non subendo mai le altrui scelte. Con il suo cinto magico, che indossa per sedurre chiunque lei scelga di amare, Lei fa dono della sua bellezza e del suo amore, senza altri scopi se non l’amore stesso. La sua gratificazione personale è legata al suo personale valore ed al fatto di scegliere, ed è proprio questo che la rende irresistibile, la sua autenticità. Lei infatti incarna l’amore, prima di tutto per sè stessa, poi verso gli altri.



Afrodite non ama per compensare un vuoto, o per “sistemarsi” o per procreare, Lei basta a sé stessa e nonostante le innumerevoli relazioni, ed il matrimonio con Efesto, ha l’energia di una single, tant’è che i suoi figli vengono allevati dai padri.

Altra cosa che la distingue e la rende estremamente pericolosa agli occhi di uomini e donne più insicuri è che Afrodite non mostra nessuna indecisione nell’esprimere la sua attrazione e utilizza l’erotismo come strumento di seduzione. Lei non attrae per ciò che offre, come altre Dee e mortali più materne e compassionevoli di Lei, ma per ciò che è, e proprio questo suo essere sé stessa fino in fondo produce la grande attrazione.

L’amore per Lei dunque può anche dare gioia agli altri, ma assolutamente non dipendenza.

Lei non fa nulla per essere amata, bensì incarna l’amore, elargisce questo sentimento senza aspettarsi che arrivi dall’altro, come se permettese all’altro di sperimentarlo attraverso Sè stessa.

La compassione di sicuro non le appartiene, persino nel rapporto con i figli. Gli uomini con cui si rapporta appartengono sia al regno delle divinità che a quello degli umani indifferentemente, ciò che conta è il suo desiderio e la sua scelta, che deve prima di tutto gratificare Lei.



Afrodite viene spesso rappresentata con uno specchio in mano. Lei si specchia e si piace, indipendentemente dall’altrui giudizio.

Per questo anche nel mito più e più volte si scontra con la morale collettiva.

Non è che sia priva di etica come vorrebbero farci credere i suoi detrattori. E’ che l’etica di questa irresistibile Dea non è legata alla morale collettiva né tantomeno a quella religiosa, bensì al senso del suo valore personale. Lei vuole condurci ad esplorare il grande tema del rapporto con sé stessi e la propria interiorità, in altre parole il grado della nostra autostima. La sua bellezza infatti è qualcosa che va ben al di là del concetto estetico.



La bellezza di Afrodite, ma ancor più della romana Venere, ha molto a che fare col concetto di armonia. Se per i greci questa armonia riguardava principalmente la perfezione delle forme, con Venere si parla di una bellezza interiore, legata all’essere veri ed autentici. Peraltro al di là dei suoi comportamenti amorosi, va riconosciuto che Lei sempre nel suo agire ama la chiarezza e la sincerità ed infatti tutto ciò che fa, avviene sempre alla luce del sole.

Anche per questo viene definita la dorada, l’aurea, al di là dal fatto che era sempre vestita con oggetti d’oro per lei fabbricati da Efesto.



Dunque il vero significato a cui può condurci la “venerazione” per questa alchemica Dea dell’Amore, è lo scoprire sè stessi riflessi in ciò che si ama, per poi ancor più amare sé stessi, la vita, e l’amore.

un pò di storia magica

Nella maggior parte delle culture antiche e moderne, fin dagli albori della civiltà, sono esistite credenze e pratiche magiche, con caratteristiche sostanzialmente simili anche se formalmente diverse, che si possono trovare in relazione ad aspetti tipici dell'occultismo, della superstizione e della stregoneria. Alcune scene di pitture del paleolitico superiore trovate nelle caverne francesi sono state interpretate come aventi finalità magiche, come il successo nella caccia.


La società dell'Antico Egitto è fortemente intrisa di credenze occulte. Nel pantheon egizio, oltre a Weret-Hekau ed Heka, Neter della magia, anche Iside e Thot, da cui derivò l'ermetismo, sono caratterizzati da poteri magici. Sono stati trovati molti papiri magici, scritti in greco, copto e demotico, che contengono formule ritenute capaci di prolungare la vita, fornire aiuto in questioni amorose e combattere i mali. È attestata anche la credenza nella cerimonia magica dell'apertura della bocca per mezzo della quale si riteneva possibile conferire un'anima a statuette, utilizzate come controfigure magiche dei defunti. Il cosidetto "libro dei morti degli antichi egiziani" (che in origine era definito: "incantesimi che narrano l'uscita dell'Anima Verso la piena Luce del Giorno"), scritto su papiri, muri tombali e sarcofagi, è l'insieme di incantesimi da pronunciarsi per la "resurrezione dello spirito e il suo ingresso nelle Regioni dell'Al di là". Per gli antichi egizi tutto è animato, per loro lo spirituale non impone leggi al fisico, ma, per analogia, così come il volto di una persona è considerato come espressione dell'anima, lo spirituale si esprime tramite il mondo fisico. La natura non è inanimata e non sottostà a "leggi", bensì l'espressione della vita passa attraverso varie fasi spirituali che, in questo mondo, vengono rappresentate dalle esperienze fisiche vissute direttamente dall'uomo. Tutto è animato e vivente, ogni fenomeno, per analogia, esprime la manifestazione di un piano spirituale nel piano fisico. L'analogia è applicata alla posizione degli astri, al simbolismo del colore, alle forme geometriche (ad esempio la figura geometrica della piramide), alle caratteristiche degli animali (zoolatria) e così via ad ogni espressione della vita. Questa civiltà, oltre cinquemila anni fa, è stata quindi crogiolo per la nascita e la codifica dell'astrologia, della teurgia e della negromanzia.



ISIDE
 
L'archetipo


Iside appartiene alla categoria delle grandi Dee Madri, in quanto Dea di fertilità che insegnò alle donne d'Egitto l'agricoltura.

Tuttavia le sue imprese e i suoi attributi fanno di Lei l'archetipo per eccellenza dell'anima compagna. La sua devozione ad Osiride fu tale che Lei potè salvarlo dalla morte per ben due volte, ricomponendone i pezzi e restituendogli la vita.

Iside rappresenta la ricerca suprema dell'anima gemella, l'uso consapevole del potere femminile dell'amore e del misticismo.





Il mito

Iside, originaria del Delta, è la grande Dea della maternità e della fertilità nella mitologia egizia.

Forte dei suoi molteplici talenti e della sua magnificenza, Iside è altresì rivelatrice della forza di una donna che ama e del potere della sofferenza che tutto trasforma.

Iside dalle braccia alate, prima figlia di Nut, il cielo che tutto abbraccia, e del dio della piccola terra Geb, nacque nelle paludi del Nilo il primo giorno di uno dei primi anni della creazione.

Fin dal principio Iside rivolse un occhio benevolo sul popolo della terra, insegnando alle donne a macinare il grano, a filare il lino, a tessere e ad addomesticare gli uomini a sufficienza per riuscire a vivere con loro. La stessa Dea viveva col proprio fratello Osiride, dio delle acque del Nilo e della vegetazione che spunta dall’inondazione delle sue rive.

Una volta raggiunta l’età adulta, Iside andò in sposa al fratello Osiride. L’armonia che li circondava era tale che tutti ne rimanevano piacevolmente coinvolti. Le loro giornate scorrevano all’insegna del nutrimento del mondo; i poteri di Iside associati a quelli di Osiride facevano sì che il cibo scaturisse a profusione dal ricco suolo egiziano e dal fertile Nilo.

IL CULTO DI ISIDE

Il culto e la religione di Iside-Osiride fu molto lunga (migliaia di anni) e subì forti variazioni fra la forma antica, 3000 AC e la forma ellenistica con misteri e iniziazioni (500 AC, di cui abbiamo notizie da Plutarco).


Iside fu una delle divinità più famose di tutto il bacino del Mar Mediterraneo. Dall'epoca tolemaica la venerazione per la dea, simbolo di sposa e madre e protettrice dei naviganti, si diffuse nel mondo ellenistico, fino a Roma. Da qui il suo culto, diventato misterico per i legami della dea con il mondo ultraterreno e nonostante all'inizio fosse ostacolato, dilagò in tutto l'impero romano.

Quando era nata in egitto, il nome della Dea era Au Set che significa regina eccellente o semplicemente spirito. Ma i greci colonizzatori alterarono la pronuncia fino a farne il nome familiare Iside, un nome che venne usato per generazioni allorchè il culto della Dea si diffuse dal delta del Nilo alle rive del Reno. Come Ishtar, anche Iside assume le identità di dee minori finchè fu riverita come la Dea universale della cui femminilità totale le altre dee rappresentavano solo dei singoli aspetti.

Essa divenne la signora dai diecimila nomi il cui vero nome era Iside.

Poi crebbe diventando Iside panthea (tutte le dee).

Durante il suo sviluppo nell' impero romano il culto di Iside si contraddistinse per processioni e feste in onore della dea molto festose e ricche. Le sacerdotesse della dea vestivano solitamente in bianco e si adornavano di fiori; a Roma, probabilmente a frutto dell' influenza del culto autoctono di Vesta, dedicavano talvolta la loro castita' alla dea Iside.

Nella forma più antica invece, Osiride era la Luna e Iside la natura, Urikkitu, la Verde. Ma in seguito essa divenne la luna – sorella, madre e sposa del dio della luna.

Era la moglie dolente e tenera sorella, era colei che apportava la cultura e dava la salute.

Era il trono e la quindicina di dee. Era una forma di Hathor oppure questa era una sua forma. Era anche Meri, la dea del mare e Sochit il campo di grano. Ma rimase eternamente per i suoi fervidi seguaci la venerata dea che era essa stessa tutte le cose e che aveva promesso: “vivrete nella grazia, vivrete gloriosi nella mia protezione e quando avrete compiuto tutto il tratto di via che vi è stato assegnato e scenderete nel mondo sotterraneo, anche lì vedrete me, così come mi vedete ora, splendente… e se vi mostrerete obbedienti alla mia divinità, saprete che io sola vi ho permesso di estendere la vostra vita al di là del tempo assegnatovi dal vostro destino”.

Iside che vinse la morte per riportare il suo amato alla vita, può con altrettanta facilità abolire la morte per i suoi seguaci pieni di fede. Solo l’onnipotente iside era colei che poteva proclamare: io vincerò il fato.

la magia

la magia è un mondo oscuro e affascinante in cui io sono entrato piano piano cercando di scoprirne tutte tutte le facce. Come se fossi entrato dentro un labirinto mi sono ritrovato a dover scegliere tra varie strade e direzioni diverse. Ho cercato di conoscere prima di tutto, studiare tanto,apprendere quanto più possibile e adesso voglio rendervi partecipi del mio sapere e condividere con voi il mio mondo fatato.